Manzoni vs Leopardi

In occasione dell’edizione 2018 dell’Ottobre Manzoniano di Cormano, in collaborazione con Pro Loco Cormano e Pantagruele Teatro delle Arti, Raccontare Storie ha messo in scena lo spettacolo Manzoni.Leopardi 3.0. : un”‘intervista doppia” (immaginata) a Manzoni e Leopardi, che si confrontano su temi di attualità, con la lettura di alcuni brani e poesie di questi e altri autori dell’epoca.

Il testo, scritto da Tiziana Confalonieri e Alessandro Milani, è stato poi rappresentato dagli stessi autori in collaborazione con altri attori e con gli allievi della scuola di teatro del Pantagruele.
L’evento si è svolto nell’antica corte di via Roma 13, a Cormano, dove ha sede la nostra associazione, durante la giornata “Per corti e per cortili”.

Il murales narrativo

Nel 2018, con la scuola secondaria di primo grado di Brusuglio di Cormano, Raccontare Storie ha presentato un laboratorio di avvicinamento alla realizzazione di un murales, con la collaborazione dell’associazione genitori (Asso.Ge.Co.) e lo street artist Christian Sonda.

Durante gli incontri con tutte le classi della scuola media, abbiamo lavorato sul tema dell’integrazione, anche grazie al contributo e all’intervento del richiedente asilo maliano Ibrahime Traoré, fornendo spunti per gli elaborati (scritti o visuali) dei ragazzi e delle ragazze.

Il laboratorio è poi proseguito con la realizzazione di un grande murales lungo le rampe del sottopasso pedonale di via Caduti della Libertà a Cormano, e con la sua inaugurazione/presentazione al pubblico.

Raccontare per ricordare

Nel 2018, alla scuola secondaria di primo grado di Brusuglio, Raccontare Storie ha coordinato la presentazione a studenti e insegnanti della testimonianza diretta di Liliana Manfredi, unica sopravvissuta a una strage nazifascista durante la Seconda Guerra Mondiale sull’Appennino emiliano.

La serie di incontri, sempre in collaborazione con l’associazione genitori, una famiglia di volontari che ha permesso il contatto con la testimone, e il corpo docente, hanno affrontato il tema della guerra, delle rappresaglie, e in generale della memoria storica del nostro Paese.

United4Sport: testimoni di migrazione

Nel 2017 Raccontare Storie ha presentato ai ragazzi e alle ragazze della scuola media il progetto di sport e integrazione sociale “United4Sport” che ha portato alla creazione della squadra di calcio Panafrica United, interamente formata da richiedenti asilo residenti al Centro di prima accoglienza della Croce Rossa Italiana di Bresso.

Agli incontri hanno direttamente partecipato alcuni componenti della squadra che hanno raccontato la propria esperienza di migrazione. Il progetto si è concluso con una partita di calcio presso il Parco dell’Acqua, all’interno della festa organizzata con la collaborazione delle associazioni locali dei genitori di tutti gli istituti cormanesi.

Figli di un re minore

Martino Negri, docente universitario all’Università Bicocca di Milano e Alessandro Milani hanno portato in scena una conferenza-spettacolo dedicata ai giochi di parole nella letteratura e sul tema dell’uso della lingua, con particolare riferimento all’opera del Manzoni.

L’evento si è svolto nella corte dove ha sede Raccontare Storie in occasione dell’edizione 2017 dell’Ottobre Manzoniano di Cormano.

 

Un libro ogni 30 secondi

libroogni30secondi La performance di Carlo Martinelli, giornalista e scrittore trentino, già conosciutissima in molte regioni d’Italia, arriva nel cortile di Raccontare Storie durante le iniziative dell’Ottobre Manzoniano 2016.

Lo spettacolo, tra il serio e lo scherzoso, ha presentato opere e autori a tema “libri”: bibliofili, bibliomani, bibliofolli, con un particolare accento sulla figura di Alessandro Manzoni.

Ecco la lista dei testi citati durante la conferenza-spettacolo:

Un calcio di rigor sul tuo bel muso, Carlo Manzoni, Rizzoli, 1963

Manzoni e la spia austriaca, Umberto De Agostino, Fratelli Frilli editori, 2015

Shakespare in nero, Martha Grimes, Mondadori, 2000

Il manoscritto di Shakespeare, Domenico Seminerio, Sellerio, 2008

Libro, Michel Melot, edizioni Sylvestre Bonnard, 2006

Storie di libri, a cura di G. Casalegno, Einaudi, 2011

MALedizioni, Antonio Armano, Bur Rizzoli, 2014

Sentenza del tribunale di Napoli – 15 marzo 2013

L’affare Saint-Fiacre, George Simenon, 1932

Il castello di Otranto, Horace Walpole,1764

Campo per destinazione, Carlo Martinelli, edizioni inContropiede, 2014

Al paese dei libri, Paul Collins, Adelphi, 2010

Troppi libri, Gabriel Zaid, Jaca Book, 2005

Toccare i libri, Jesus Marchamalo, Ponte alle Grazie, 2010

Del furore d’aver libri, Gaetano Volpi, 1756

Sur la lecture, Marcel Proust, in Renaissance latine, 1905

I libri più assurdi del mondo, Russell Ash e Brian Lake, Castelvecchi, 2007

Lo specchio di carta, Il Pensiero Scientifico, 1990

Come parlare di un libro senza averlo mai letto, Excelsior 1881, 2007

Libri, Giuseppe Marcenaro, Bruno Mondadori, 2010

Bibliofollia, Alberto Castoldi, Bruno Mondadori, 2004

Ne uccide più la penna, Mario Baudino, Rizzoli, 2011

Come mi sono liberato di cinquecento libri, Augusto Monterroso, edizioni Henry Beyle, 2014

I racconti più brevi del mondo, edizioni Fahreneit 451, 1993
Mirabiblia, Paolo Albani e Paolo della Bella, Zanichelli, 2003

Questo è Berni, Simone Berni, Biblohaus, 2010

Libri scomparsi nel nulla, Simone Berni, Simple, 2007

A caccia di libri proibiti, Simone Berni, Simple, 2005

Il caso Imprimatur, Simone Berni, Biblohaus, 2008

Per hobby e per passione, Giulietta Rovera, Manni, 2013

Pagine bianche, Eugenio Baroncelli, Sellerio, 2013

Il Mangialibri, Klaas Huizing, Neri Pozza, 1996

Bibliomanie, a cura di Coralba Colomba, Marco Valerio editore, 2003

Libri e contro il tarlo inimico, Roberto Roversi, Pendragon, 2013

Nel paese dei bibliofagi, Pablo Echaurren, Biblohaus, 2010

Lo scaffale infinito, Andrea Kerbaker, Ponte alle Grazie, 2013

Bestiario bibliofilo, Hans Tuzzi, edizioni Sylvestre Bonnard, 2009

Il mondo visto dai libri, Hans Tuzzi, Skira, 2014

Guida per bibliofili affamati, Barbara Sghiavetta e Maria Gioia Tavoni, Pendragon, 2014

Librofilia, Alessandro Carrera, Cairo editore, 2010

Crimini letterari, Charles Nodier, Duepunti edizioni, 2010

If Laurel shot Hardy the world would end, Stanton Forbes, Doubleday & company, 1970

Libri, libri!, Federico Garcia Lorca, edizioni Estemporanee, 2014

Il libro delle parole altrimenti smarrite, Sabrina D’Alessandro, Rizzoli, 2011

Slow Reading, David Mikics, Garzanti, 2015

Storie di libri perduti, Giorgio van Straten, Laterza, 2016

Bears in the family, Peter Krott, Oliver & Boyd, 1963

Poesie per un gatto, Vivian Lamarque, Mondadori, 2007

Buona lettura a tutti!

Anatomia dell’osceno – Preludio a uno studio dell’oscenità (nell’arte) contemporanea/2

di Roberto Mottadelli

 

L'asinoScrive Mircea Eliade: «Ai livelli più arcaici di cultura vivere da essere umano è in sé e per sé un atto religioso, poiché l’alimentazione, la vita sessuale e il lavoro hanno valore sacrale. In altre parole, essere – o piuttosto divenire – un uomo significa essere “religioso”[1]». Nel brodo primordiale della cultura, dunque, ciò che poi sarebbe stato definito osceno era parte essenziale del sacro. La delimitazione del sacro, la sua codificazione e intellettualizzazione appartengono a una fase successiva, quella delle religioni, in particolare delle religioni rivelate, capaci di racchiuderlo, contingentarlo dentro raffinatissime architetture teologiche. Continue reading “Anatomia dell’osceno – Preludio a uno studio dell’oscenità (nell’arte) contemporanea/2”

Anatomia dell’osceno – Preludio a uno studio dell’oscenità (nell’arte) contemporanea/1

di Roberto Mottadelli

Omnia munda mundis

Paolo di Tarso

 

Ad altri l’universo appare onesto perché gli onesti hanno gli occhi castrati.

È per questo che temono l’oscenità.

Georges Bataille

 

CiceroneChe cosa è osceno? La questione è in prima istanza filosofica – un groviglio difficilmente districabile di antropologia, morale ed estetica. Ma si traduce anche in un’immediata, ineludibile dimensione sociale e politica.

Già ne era consapevole Cicerone il quale, in un noto passaggio del De Officiis, con romano pragmatismo spostava il baricentro della riflessione dalla speculazione al suo aspetto più “concreto”: «Quodque facere non turpe est, modo occulte, id dicere obscenum est[1]». In sostanza non è osceno ciò che, pur essendo osceno, viene taciuto; ma è osceno solo ciò che viene raccontato. Perché solamente quest’ultimo ha conseguenze sulla vita pubblica. Lo stesso Cicerone, nella dimensione più intima delle Epistulae ad Familiares, aggiunse che l’oscenità si moltiplica se e quando viene raccontata in modo esplicito. E di conseguenza polemizzò apertamente contro il lessico franco degli stoici che, da parte loro, avevano negato l’esistenza stessa dell’osceno tanto nella realtà quanto nella sua rappresentazione: «Sic enim disserunt, nihil esse obscenum, nihil turpe dictu[2]». Una logica in sé stringente, ma ritenuta politicamente insostenibile. Non solo all’epoca dell’Arpinate. Continue reading “Anatomia dell’osceno – Preludio a uno studio dell’oscenità (nell’arte) contemporanea/1”

Quando parlare di cucina ha senso

cucina del sensodi Alessandro Milani

Affrontare oggi, anno 2013, il tema della cucina in maniera originale ormai è quasi impossibile.

Siamo infatti immersi, o meglio, sommersi – tanto è forte la sensazione di trovarsi in una situazione pervasiva e fuori dal proprio controllo – da trasmissioni tv, riviste, libri che trattano dell’argomento.

Anche tralasciando le derive ultra pop e molto trash dei cosiddetti vip alle prese con i fornelli e di quelle persone che vip lo sono diventate proprio grazie ai fornelli, senza esser mai stati non dico cuochi ma nemmeno camerieri, resta comunque la mole di informazioni che quasi quotidianamente (se avete un contratto a canali satellitari togliete pure il “quasi”) ci viene fornita.
Ricette, ricette e ancora ricette. Qualche volta presunti trucchi, quasi mai educazione alimentare.

Perché tutto questo? Perché vende, sono le leggi del mercato. Laddove i prodotti di qualità non vengono pagati e sempre meno anche commissionati, si punta al prodotto facile, vendibile, e realizzabile con tanta passione e meno soldi.

Difficile trovare un altro motivo, un altro senso.

Ecco perché, dopo questa lunga e forse banale premessa, che è poi ciò che mi passa per la testa ogni volta che sento la notizia di un nuovo evento mediatico a tema enogastronomico, trovare un volume che parli di cucina in modo completamente diverso è un vero miracolo.

Quale la chiave di lettura nuova? Quella più semplice, mi verrebbe da dire quella “intelligente”, nel senso letterali del termine. Quella cioè che prova a trovare un senso. Ed è ciò che riesce a “La cucina del senso”, edito da Mimesis e curato da Gianfranco Marrone e Alice Giannitrapani.

La casa editrice milanes/sestese si connota per una preparata predilezione per testi filosofici, e qui ci offre quello che sulla carta, anzi, a la carte, sembrerebbe un’antologia di testi di semiotica relativi al tema “cucina”.
Non è soltanto questo, fortunatamente. Fortunatamente perché il volume ha così la possibilità di aprirsi a un pubblico più vasto di quello formato dai semiologi, che pur non rimarranno certo delusi dal livello scientifico dei vari saggi.
Il volume, che nasce anche grazie al Master in Cultura e Comunicazione del Gusto dell’Università di Palermo, è infatti una raccolta di contributi in parte di grandi antropologi, semiologi e filosofi ormai diventati veri classici, e in parte una collezione di interventi di giovani ricercatori, anche italiani (eh, sì, esistono ancora ricercatori italiani!).

Il libro non ha così la pretesa di essere letto in toto per trasmettere il suo senso, ma può offrire spunti interessanti, anche per il semplice curioso, digiuno o quasi di studi filosofici o di comunicazione.

A fianco dei saggi di Barthes, Lévi-Strauss e Bastide – i quali, concedetemelo, danno ossigeno a un laureato in filosofia appassionato di cucina e vittima di clericiumi, parodianesimi e mastersceffismi – ci sono interventi più mirati a individuare quel “senso” nascosto sotto quella narrazione che mira a toccare gli altri “sensi” e che non noteremmo facilmente.

Narrazione televisiva, narrazione testuale, ma anche narrazione attraverso immagini e simboli, ovviamente.

provacuocoEcco quindi, per esempio, il saggio del primo curatore del volume, quel Gianfranco Marrone, ordinario di Semiotica a Palermo, il quale, da buon siciliano, si concentra su La forma dell’arancino; Marialaura Agnello affronta una delle icone pop più famose al mondo in Un Don Giovanni felice. Intorno al logo di McDonald’s, Alice Giannitrapani cerca di capire la comunicazione della Bialetti con il lancio della “moka” Mukka Express, mentre il contributo, assai tecnico, di Algirdas Julien Greimas, La zuppa al pesto o la costruzione di un oggetto di valore, cerca di individuare il PN (il programma narrativo) di una ricetta.

Quelle ricette che ci circondano, che ci stuzzicano, che ci stufano, che riempiono i palinsesti, le riviste e le librerie. Apparentemente senza “senso”…

 

La cucina del senso. Gusto, significazione, testualità. A cura di Gianfranco Marrone e Alice Giannitrapani, Mimesis editore, Sesto San Giovanni (MI), 2012.

www.mimesisedizioni.it

 

Berlino, la storia d’amore più bella (2)

bacio sul murodi Henry J. Ginsberg (alias Marco Pontoni)

Così lui la strappò via e la portò in giro per Berlino, era il primo dell’Ovest che Hanna conosceva, addosso una giacca stretta, sul viso lunghe basette sottili, come due rasoiate, la condusse al suo pub e poi via di lì, le comprò un cappello rasta, le mostrò torri e palazzi, le presentò quantità industriali di amici che forse conosceva appena, e quando Hanna alla fine confessò che era affamata la portò a mangiare la migliore pizza che facessero da lì a Napoli, “la migliore, ti dico, non-si-di-scu-te!”.

Verso le cinque del mattino cadde un po’ di pioggia, o forse no, forse mi piace pensarla così, mi piace pensare che lui la strinse o forse che lei si tolse l’impermeabile e lo usò per coprire entrambi, perché lei era più attrezzata di lui ai rigori di novembre, lui era un tipo underground, uno che sembrava fatto della stessa pasta di quei muri, di quelle cantine dove suonavano come se picchiassero con un estintore su un’incudine, non sapeva nemmeno come si chiamasse. Verso le cinque la festa continuava e qualcuno cominciò a capire che non era una festa, cioè una cosa che poi finisce, che sarebbe stato per sempre così, da ora in avanti, non due città ma una sola, non due Paesi ma uno solo, non due popoli ma uno, il popolo tedesco. Verso le cinque, cinque e mezzo al massimo, si baciarono su una panchina. Era il primo bacio ad Ovest di Hanna, sapeva di birra come ad Est, ma non era spiacevole, e comunque con il suo fidanzato, quella mattina, aveva praticamente chiuso. Che storia, chiudere la stessa giornata della caduta del Muro! Da ricordare. Anche troppo. Come i troppi punti esclamativi con cui racconto questa storia d’amore, la migliore che abbia mai sentito, per quel che mi riguarda, almeno.

All’ora di colazione salirono strette scale, che si muovevano sotto i loro piedi come scale mobili. Lui armeggiò con delle chiavi, piuttosto a lungo. Infine giacquero su un divano letto. Si sentivano i clacson delle auto dei suoi compatrioti, fuori, e alla televisione Kohl stava parlando.

Hanna si sforzò di non stare male e alla fine si addormentò con la guancia sui peli del suo petto, cullata dal suo dolce russare occidentale. Si risvegliò solo due ore dopo con il mal di testa (lui dormiva), guardò dubbiosa dentro il frigorifero, diede un’occhiata ai suoi Lp, decise di uscire a comperare qualcosa per colazione, si rese conto più tardi che i soldi che aveva in tasca non avevano valore e non le andava di farsi dare del cibo gratis sfruttando la sua aria da profuga, girò un po’ attorno, senza sapere dov’era, entrò in un grande magazzino e uscì subito perché la guardavano sgranando sorrisi, si perse, cercò di tornare indietro, non trovava la casa, non aveva seminato la mollica del pane, comprese in un’illuminazione che non avrebbe saputo nemmeno riconoscerla, che non ci aveva fatto caso, che quando erano saliti su erano entrambi ubriachi e snob, e poi su dove? Forse si trattava di un sottoscala ed era sembrato a lei che si fossero inerpicati fino all’ultimo piano, forse lui non avrebbe voluto veramente rivederla, al suo risveglio, forse…ah, come ci si può sbagliare!

vengo via con teNella luce acida del mattino, nella sarabanda delle Trabant scatenate, si fece un pianto liberatorio. Poi si sentì battere su una spalla, si voltò. L’uomo avrà avuto sessant’anni, bianco candido rassicurante sui baffi e nei capelli. La moglie, comoda, burrosa, le stava porgendo un fazzoletto che odorava di buono.

Così li seguì. Pranzò nel loro elegante appartamento, ringraziò, accettò un cappotto e una maglia, fumò una sigaretta. E quindi, sempre con loro, piano piano, sotto un cielo ormai pomeridiano, si diresse verso il checkpoint. Vale a dire, verso casa.

E se questa non vi sembra la miglior storia d’amore che abbiate mai sentito (e non vi do torto), aggiungerò solamente che nove mesi dopo, come nelle migliori storie d’amore, o forse no…sono nato io!

da: Henry J. Ginsberg, “Vengo via con te – storie d’amore e latitudini”, Valentina Trentini ed., Trento, 2012.